Sono diabetica e incinta, controllo gravidanza

 

Sono diabetica ed incinta: come dovrei controllare la mia gravidanza?


 

La gravidanza ha conseguenze sul diabete?

Le complicazioni cardiache del diabete sono rare nella donna in età procreativa. La gravidanza espone soprattutto ad un aggravamento delle complicanze del diabete sugli occhi (lesioni della retina, soprattutto nel diabete di tipo 1) e i reni (soprattutto in caso di lesione renale prima della gravidanza). Tali rischi impongono un monitoraggio oftalmologico e renale durante la gravidanza, tanto più rigoroso quanto vi siano complicanze prima del concepimento, oltre al monitoraggio abituale da parte del diabetologo e dell’ostetrico.

 

Durante la gravidanza

Controllo del diabete, monitoraggio del tasso di zucchero nel sangue, equilibrio alimentare e terapia insulinica sono i pilastri fondamentali per un corretto svolgimento della gravidanza.

Fin dai primi giorni di gravidanza, e preferibilmente anche prima del concepimento stesso, la glicemia (tasso di zucchero nel sangue) deve essere il più vicino possibile al tasso normale (prima dei pasti, in particolare al mattino appena sveglie < 0,9 g/l, dopo i pasti < 1,2 g/l). E’ anche necessario effettuare un monitoraggio composto da almeno 6 controlli della glicemia al giorno: prima di ciascun pasto principale e 2 ore prima dell’inizio di ciascun pasto (glicemia post-prandiale). Tale monitoraggio si effettua grazie all’utilizzo di un lettore di glicemia la cui calibratura deve essere verificata. Ciò consentirà di verificare il buon controllo del diabete e di adattare la propria terapia giorno per giorno. Si deve anche effettuare il dosaggio del tasso di emoglobina glicata (HbA1c) tutti i mesi presso un laboratorio, al fine di mantenerlo il più vicino possibile al valore normale. (6 %).

Sul piano alimentare, le parole chiave sono equilibrio, varietà e quantità. Consultare una dietista sarà d’aiuto nell’avere un’alimentazione sana ed equilibrata, che darà i consigli alimentari specifici per il diabete durante la gravidanza. Lo zucchero bianco, nonché gli alimenti che lo contengono (dessert, cereali zuccherati, caramelle, cioccolato, gomme da masticare, bevande gassate, marmellate) sono da evitare. Determinati alimenti come la frutta, il pane, i cereali, gli amidi, il latte contengono naturalmente zuccheri (denominati anche glucidi). Tali alimenti sono indispensabili all’equilibrio del diabete e per il corretto svolgimento della gravidanza, bisognerà quindi consumarli seguendo determinate regole. Per ottenere un buon controllo glicemico, bisogna ripartire l’alimentazione in tre pasti e tre spuntini al giorno, e ciò a orari regolari. La dietista preciserà le quantità da rispettare a seconda dell’età, la massa corporale attuale e quella prima della gravidanza, il livello di attività fisica, le abitudini alimentari, la terapia, e, a seconda dei casi, le malattie associate quali l’ipertensione arteriosa.

Per quanto riguarda le donne con diabete di tipo 1, potrà forse essere necessario modificare lo schema insulinico per ottenere uno schema denominato basale-bolo che associa almeno 4 iniezioni di due insuline differenti: un’insulina lenta per coprire il fabbisogno tra i pasti e un’insulina rapida al momento del pasto.

Nel caso di diabete di tipo 2, la terapia con compresse verrà sospesa e sostituita da una terapia insulinica. Per ottenere il miglior controllo glicemico possibile, la terapia verrà frazionata in tre o quattro iniezioni nelle 24 ore, se non più, a seconda dell’evoluzione del proprio equilibrio glicemico. Per iniziare e adeguare la terapia, potrà essere proposta un’ospedalizzazione. La terapia insulinica potrà, il più delle volte, essere sospesa dopo il parto.

L’equilibrio glicemico si modifica lungo tutta la gravidanza. Sarà pertanto necessario adattare regolarmente le dosi di insulina.
Il monitoraggio medico deve essere molto regolare: ogni 15 giorni. Ciò è vincolante, ma anche rassicurante, dal momento che ne dipendono la buona salute della madre e del futuro bimbo. Inoltre, ogni trimestre, dovranno essere controllati gli occhi ed i reni, al fine di evitare eventuali complicazioni. E’ opportuno richiedere un consulto supplementare alla minima manifestazione anormale: una stanchezza più accentuata, febbre, sete eccessiva, ecc…

Dopo il parto

Se la gravidanza è stata adeguatamente controllata, il bambino alla nascita sarà perfettamente in forma come tutti gli altri bimbi.
Nel caso si desideri allattare e se si ha un diabete di tipo 2, la terapia insulinica dovrà essere proseguita per tutto il tempo dell’allattamento. La stessa verrà sospesa dopo l’allattamento e verrà ripreso il trattamento antidiabetico orale.
La gravidanza ha conseguenze sul diabete?

Le complicazioni cardiache del diabete sono rare nella donna in età procreativa. La gravidanza espone soprattutto ad un aggravamento delle complicanze del diabete sugli occhi (lesioni della retina, soprattutto nel diabete di tipo 1) e i reni (soprattutto in caso di lesione renale prima della gravidanza). Tali rischi impongono un monitoraggio oftalmologico e renale durante la gravidanza, tanto più rigoroso quanto vi siano complicanze prima del concepimento, oltre al monitoraggio abituale da parte del diabetologo e dell’ostetrico.

Redazione a cura di “Malice & Co. (Francia)”. Traduzione e revisione a cura del Dott. Fabio Pilato.

Data pubblicazione: 11/05/18

Sono diabetica e vorrei un bambino

Sono diabetica e vorrei avere un bambino


Una gravidanza senza problemi deve essere programmata!

Il diabete può avere conseguenze sullo svolgimento della gravidanza, sia per la madre (ipertensione arteriosa, aborto spontaneo o parto prematuro) sia per il bambino (malformazione, problemi alla nascita, ipoglicemia). Per ridurre tali rischi è imperativo programmare la gravidanza.
Se si desidera avere un figlio, non esitare a parlarne durante il consulto: si verrà orientate verso un diabetologo e un ginecologo-ostetrico che aiuteranno nella programmazione della gravidanza ed effettueranno il monitoraggio fino al parto.

Prima di restare incinta

Non esitare a parlare del tuo desiderio di maternità. Perfino se il diabete è ben equilibrato, è necessario mettere in pratica un certo numero di raccomandazioni prima del concepimento. Si verrà indirizzate ad un diabetologo che monitorerà tutto il corso della gravidanza, congiuntamente ad un’équipe ostetrica specializzata in gravidanze a rischio.

Sospendere la propria contraccezione solo con il consenso dei medici. Ciò è molto importante, poiché, a prescindere dal tipo di diabete, il tasso di zucchero nel sangue deve essere il più prossimo possibile al normale (tasso di emoglobina glicata, o HbA1c, inferiore o pari a 6,5 %). E’ dimostrato che un diabete insufficientemente equilibrato nelle settimane che precedono il concepimento e nel corso delle prime settimane di gravidanza influisce direttamente sulla formazione degli organi principali del bambino (cuore, cervello, reni…), con un rischio accresciuto di malformazione. Un diabete ben equilibrato porta il rischio di malformazione a livello di quello di una donna non diabetica.

Che fare per equilibrare il diabete?

Per quanto riguarda le donne con diabete di tipo 1, potrà forse essere necessario modificare lo schema insulinico per ottenere uno schema denominato basale-bolo che associa almeno 4 iniezioni di due insuline differenti: un’insulina lenta per coprire il fabbisogno tra i pasti e un’insulina rapida al momento del pasto.

Se si soffre di diabete di tipo 2, si dovranno sempre sospendere le compresse per il diabete, poiché non possono essere assunte durante la gravidanza. Bisogna prestare un’attenzione ancora maggiore alla propria alimentazione, perfino iniziare una terapia insulinica.

In tal caso si dovrà:

Intensificare, o introdurre se non si effettuano già, controlli quotidiani del tasso di zucchero tramite puntura del polpastrello (automonitoraggio).
Verificare che non esista nessuna controindicazione al prosieguo delle differenti terapie che vengono assunte (antipertensivi, ipocolesterolemizzanti) durante la gravidanza.
Fare il punto sulle eventuali complicanze collegate al diabete, e se necessario trattarle.
Introdurre una terapia con acido folico per ridurre il rischio di malformazioni.

Durante la gravidanza

L’equilibrio glicemico si modifica lungo tutta la gravidanza. Sarà pertanto necessario adattare regolarmente le dosi di insulina. A tal proposito, è necessario realizzare quotidianamente un automonitoraggio di almeno 6 controlli al giorno del tasso di zucchero tramite puntura del polpastrello. Di concerto con il diabetologo, verranno fornite istruzioni e supporto per gestire tale adattamento della terapia.

Sul piano dietetico, l’equilibrio alimentare resta d’importanza fondamentale: una dietista fornirà l’aiuto necessario.

Il monitoraggio medico deve essere molto regolare: ogni 15 giorni con il diabetologo.

Il monitoraggio ostetrico si svolgerà al ritmo abituale: una volta al mese. Il parto dev’essere programmato come maternità di livello 3 (reparto di maternità che dispone di un servizio di rianimazione neonatale specializzata nel monitoraggio delle gravidanze patologiche), al fine di garantire un parto nelle migliori condizioni per la madre e il neonato.

Il diabete della madre avrà conseguenze sul bimbo?

Un diabete ben equilibrato prima e durante tutta la durata della gravidanza, associato ad un osservanza scrupolosa di tutte le raccomandazioni fornite dai medici, è la miglior garanzia per una nascita senza problemi per il proprio bimbo.

La gravidanza avrà conseguenze sul diabete?

Anche in questo caso la regolarità e la qualità del monitoraggio sono determinanti. Sarà necessario pianificare dall’inizio della gravidanza esami di controllo regolari (fondo dell’occhio, esame delle urine, monitoraggio della tensione arteriosa…).

Una gravidanza senza problemi deve essere programmata!

Il diabete può avere conseguenze sullo svolgimento della gravidanza, sia per la madre (ipertensione arteriosa, aborto spontaneo o parto prematuro) sia per il bambino (malformazione, problemi alla nascita, ipoglicemia). Per ridurre tali rischi è imperativo programmare la gravidanza.
Se si desidera avere un figlio, non esitare a parlarne durante il consulto: si verrà orientate verso un diabetologo e un ginecologo-ostetrico che aiuteranno nella programmazione della gravidanza ed effettueranno il monitoraggio fino al parto.

Redazione a cura di “Malice & Co. (Francia)”. Traduzione e revisione a cura del Dott. Fabio Pilato.

Data pubblicazione: 11/05/18

Diabete durante gravidanza

Mi è stato riscontrato il diabete durante la mia gravidanza


Un monitoraggio sistematico

Tutti i mesi, durante la gravidanza, è necessario effettuare un’ analisi per ricercare la presenza di zucchero nelle urine (o glicosuria). Se questo valore aumenta, verrà proposto un test che consentirà di precisare la diagnosi del diabete gestazionale, al fine di mettere in atto la terapia e il monitoraggio necessari. Tenuto conto quando è maggiore la frequenza del diabete gestazionale, tale monitoraggio viene proposto sistematicamente tra la 24° e la 28° settimana di gravidanza, soprattutto se la paziente presenta un rischio maggiore di sviluppare tale diabete gestazionale.

Quali sono le cause del diabete gestazionale?

Nel corso della gravidanza, la placenta produce ormoni che si oppongono all’azione dell’insulina. L’insulina è l’ormone che controlla il tasso di zucchero nel sangue. Quando il pancreas della madre (organo che produce l’insulina) non riesce ad aumentare la produzione durante la gravidanza, il tasso di zucchero aumenta nel sangue materno. In tal caso si parla di diabete gestionale.

Lo stesso insorge il più delle volte alla fine del 2° o del 3° trimestre della gravidanza.

Le donne di oltre 40 anni, in sovrappeso, con casi di diabete nella propria famiglia, quelle che hanno partorito un neonato di oltre 4 kg, presentano i maggiori rischi di sviluppare un diabete gestazionale.

Quali sono i rischi?

Per la madre: il diabete gestazionale aumenta il rischio di parto prematuro e di parto cesareo.
Per il bambino: se il diabete non viene controllato durante la gravidanza, può essere più grosso del normale, presentare un’ipoglicemia alla nascita, l’itterizia, difficoltà respiratorie.

Come si cura?

Nella maggior parte dei casi, i consigli nutrizionali che verranno impartiti saranno di per sé efficaci a correggere il diabete: l’apporto calorico in funzione del proprio peso e delle reali necessità, la razione glucidica verranno stabiliti chiaramente da una dietista. Anche un’attività fisica personalizzata aiuterà a controllare il diabete. E’ essenziale seguire strettamente queste raccomandazioni per portare a termine e in buone condizioni la propria gravidanza.
Se L’eccesso di zucchero non risulta sempre sotto controllo, si renderà allora necessaria una terapia iniettiva.

Cosa succede dopo il parto?

Se si praticava una terapia insulinica la stessa verrà sospesa.

Il diabete gestionale non è una controindicazione all’allattamento.
Nella maggioranza dei casi, il diabete gestazionale sparisce al momento del parto. Tuttavia, aumenta il rischio di sviluppare un diabete di tipo 2 in seguito. Sarà pertanto consigliabile monitorare il peso della madre e praticare dell’attività fisica per prevenire tale rischio.
Raramente, la gravidanza rivela un diabete preesistente. Bisognerà sempre verificare con un prelievo di sangue la normalizzazione del tasso di zucchero nei mesi successivi al parto.

Un monitoraggio sistematico

Tutti i mesi, durante la gravidanza, è necessario effettuare un’ analisi per ricercare la presenza di zucchero nelle urine (o glicosuria).
Se questo valore aumenta, verrà proposto un test che consentirà di precisare la diagnosi del diabete gestazionale, al fine di mettere in atto la terapia e il monitoraggio necessari. Tenuto conto quando è maggiore la frequenza del diabete gestazionale, tale monitoraggio viene proposto sistematicamente tra la 24° e la 28° settimana di gravidanza, soprattutto se la paziente presenta un rischio maggiore di sviluppare tale diabete gestazionale.

Redazione a cura di “Malice & Co. (Francia)”. Traduzione e revisione a cura del Dott. Fabio Pilato.

Data pubblicazione: 24/03/11

Test Fertilità

Ci sottoporremo a un test per la fertilità


Fecondità e fertilità sono la stessa cosa?

I due termini si riferiscono a concetti tra loro differenti. La fecondità definisce la capacità di riprodursi e concepire uno o più bambini. Questo termine si applica più frequentemente alla donna che non all’uomo.
La fertilità corrisponde invece all’attitudine della coppia a concepire un bambino. Questa condizione interessa indistintamente uomo e donna.

Quando si può diagnosticare un problema di fertilità nella coppia?

Si usa ritenere che il tempo necessario a condurre positivamente a termine il concepimento corrisponda in media a 4 cicli (4 mesi) per una coppia la cui età si collochi intorno ai 25 anni: per ciascun ciclo, la coppia ha un 25% di possibilità di concepire una gravidanza.
Da un punto di vista medico, si parla d’infertilità laddove una coppia in cerca di un figlio non abbia avuto una gravidanza dopo circa 2 anni di tentativi, malgrado rapporti regolari, con penetrazione ed eiaculazione, senza lavaggio vaginale dopo il rapporto e in assenza di contraccezione.

Si tratta di un problema frequente?

Sì. Ogni anno, in Italia, 500.000 coppie consultano il proprio medico per richiedere assistenza al concepimento. Si stima che circa 1 coppia su 7 consulti a tal fine un medico e che 1 su 10 si sottoponga a un trattamento.

La fertilità di una coppia può modificarsi nel corso del tempo?

Sì. La fertilità diminuisce progressivamente con gli anni.

A 30 anni, una donna che desidera un figlio ha il 75% delle possibilità di vedere il suo desiderio esaudito in capo a un anno.
A 35 anni, una donna che desidera un figlio ha il 66% delle possibilità di vedere il suo desiderio esaudito entro un anno.
A 40 anni, una donna che desidera un figlio ha il 44% delle possibilità di vedere il suo desiderio esaudito entro un anno.
Proprio per questo, è importante consultare un medico non appena si sospetti un problema di fertilità. Occorre parlarne con il proprio medico.

Quando occorre sottoporsi a un test?

Si ritiene che, trascorsi 2 anni nei quali si siano consumati rapporti regolari e non protetti senza tuttavia che questi ultimi siano sfociati in gravidanza, una coppia possa sottoporsi a un test dell’infertilità o dell’ipofertilità (fertilità ridotta).
Tuttavia, nel caso in cui la donna abbia superato i 35 anni e in presenza di una patologia nota dell’apparato genitale a carico di uno dei membri della coppia, il test può essere eseguito precocemente.

Che cos’è il test della fertilità?

Nel caso in cui il medico ipotizzi un problema di fertilità nella coppia, potrà prescrivere un test della fertilità. Il test dovrà essere effettuato per ciascun membro della coppia.
Il primo test viene effettuato sull’uomo. Il test include uno spermiogramma che analizza la quantità e la presenza di spermatozoi nello sperma e una spermiocoltura alla ricerca di eventuali infezioni.
Il test effettuato sulla donna può includere un’analisi del tracciato della temperatura basale, dosaggi ormonali, prelievi vaginali, biopsie, radiografie dell’utero…
Talvolta, l’esame può essere completato da un cariotipo (analisi del patrimonio genetico) o da una sierologia (ricerca nel sangue di un’infezione genitale) per ciascun membro della coppia.

Quali sono i trattamenti consigliati?

A seconda della causa della sterilità, è possibile intraprendere diversi trattamenti.
Il problema può essere approcciato in più modi:

Un trattamento ormonale (stimolazione dell’ovulazione…).
Un trattamento chirurgico (volto al ripristino di tube danneggiate o malformazioni uterine…).
Un’inseminazione intrauterina in caso di problemi a livello del muco cervicale.
Una fecondazione in vitro, tramite la quale si tenta di accoppiare spermatozoi e ovociti (della coppia o di eventuali donatori) onde ottenere un embrione che sarà poi reimpiantato nella cavità uterina.
Un’ICSI (IntraCytoplasmic Sperm Injection) in presenza di problemi degli spermatozoi in termini di qualità o quantità. Questa tecnica consiste nel fecondare direttamente in vitro un ovocita introducendovi un solo spermatozoo.
Donazione di sperma, in caso di sterilità maschile conclamata.
Donazione di ovociti, indicata in assenza di produzione di ovociti da parte della donna o di ripetuti tentativi falliti di FIV.
Donazione di embrione. Si tratta di una prassi molto rara e attuata solo in caso di sterilità maschile conclamata associata a sterilità femminile per insufficienza ovarica totale.
È importante che ognuno dei componenti della coppia proceda al test della sterilità prescrittogli dal medico onde identificare con precisione la causa e procedere al trattamento più idoneo. Contrariamente a quanto si pensi, gli uomini sono responsabili quanto le donne dei problemi di fertilità della coppia.

I trattamenti contro la sterilità sono di norma lunghi e impegnativi.
Esistono svariate associazioni formate da persone che hanno dovuto affrontare questo difficile percorso e presso le quali è possibile ottenere informazioni utili ed un valido supporto.

Redazione a cura di “Malice & Co. (Francia)”. Traduzione e revisione a cura del Dott. Fabio Pilato.

Data pubblicazione: 24/03/11

Sono sieropositiva e incinta

Sono sieropositiva e incinta


Essere mamma La sieropositività non cambia nulla nel ruolo della madre. Come tutte le madri del mondo, si prenderà cura del suo neonato. Tuttavia, potrà capitare di sentirsi particolarmente stanche a causa della terapia e che si debba far fronte a differenti problematiche, è necessario non permettere all’angoscia e al senso di colpa di instaurarsi. Cercate l’aiuto dei vostri prossimi. È consigliabile parlarne con il proprio medico.

Quali sono i rischi per il bambino?

Se la gravidanza viene monitorata e trattata come si deve, il rischio di trasmissione virale al bambino risulta essere dell’1 – 2%.

Quali sono i rischi per la madre?

La malattia non verrà aggravata dalla gravidanza.

La situazione personale, i sentimenti, i timori, la propria fragilità sollevano interrogativi, inquietudini, angosce… Non esitare a parlarne durante il consulto. L’affiancamento non è unicamente di tipo medico. Viene dato ascolto alle pazienti per alleviare le loro difficoltà.

Come avverrà il monitoraggio?

Il monitoraggio avverrà come nel caso di tutte le donne che presentano una gravidanza a rischio. Avverranno incontri con svariati specialisti che lavorano in équipe:

Ostetrico e levatrice una volta al mese.
Infettivologo almeno una volta al trimestre, perfino una volta al mese in caso di manifestazioni cliniche o biologiche particolari.
Pediatra.
Assistente sociale e psicologo, se necessario.
Verrà somministrato un trattamento antiretrovirale specifico, la cui natura dipenderà dalle scelte dell’équipe che ne discuterà con la paziente: se si è già in cura, non necessariamente tale terapia sarà la stessa. Se non si è ancora in cura, verrà prescritta una terapia adattata allo stato della paziente.

In assenza di problemi particolari collegati alla gravidanza, e se non si è mai subito un cesareo, il parto avverrà normalmente come per la maggior parte delle donne. Tuttavia se l’ostetrico lo giudica necessario potrà proporre un cesareo.

Come verrà monitorato il neonato?

L’allattamento non è possibile perché presenta rischi importanti di trasmissione.
Il neonato sarà posto sotto trattamento antiretrovirale alla nascita per un periodo dalle quattro alle sei settimane: sarà il pediatra a determinare la terapia e la sua durata.
La ricerca del virus si effettua alla nascita, poi a 1 mese, 3 mesi e 6 mesi. A questa età e in assenza di allattamento, si può affermare che il bambino non è contaminato.
Nella maggioranza dei casi, se la madre è stata monitorata, trattata e se avrà osservato scrupolosamente la terapia, con ogni probabilità il risultato sarà negativo.
La sieropositività non cambia nulla nel ruolo della madre. Come tutte le madri del mondo, si prenderà cura del suo neonato. Tuttavia, potrà capitare di sentirsi particolarmente stanche a causa della terapia e che si debba far fronte a differenti problematiche, è necessario non permettere all’angoscia e al senso di colpa di instaurarsi. Cercate l’aiuto dei vostri prossimi. È consigliabile parlarne con il proprio medico.

Redazione a cura di “Malice & Co. (Francia)”. Traduzione e revisione a cura del Dott. Fabio Pilato.

Data pubblicazione: 22/04/14